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sabato 30 dicembre 2017

Favini è sempre più eco-sostenibile

FAVINI SUSTAINABILITY CHANNEL: TUTTI I NUMERI GREEN DELL'AZIENDA

Favini, tra i leader globali nelle specialità grafiche innovative per il packaging dei prodotti realizzati dai più importanti gruppi mondiali del settore luxury e fashion, comunica i dati relativi al proprio impegno green nel periodo 2009/2016.

Le aree di intervento dell'azienda hanno riguardato il controllo delle emissioni, la gestione delle risorse idriche, i consumi energetici e i progetti ambientali.

CONSUMI IDRICI -29%
Riduzione dei consumi idrici (m3 di acqua consumata/tonnellate di prodotto finito) grazie all'implementazione del sistema di ciclo chiuso dell'acqua (2009-2016).

In una cartiera, l'acqua ha molteplici utilizzi: il primo è sicuramente quello che consente la movimentazione e la distribuzione delle fibre destinate a formare la trama del foglio di carta.  L'acqua viene utilizzata in alcune operazioni successive, come quella di patinatura, e, sotto forma di vapore acqueo, anche nel processo di asciugatura.

La gestione dell'acqua in una cartiera è un aspetto chiave e non solo per l'ambiente: più acqua si immetterà nel sistema di produzione, infatti, più aumenterà l'investimento - anche economico - necessario per trattarla attraverso gli impianti di depurazione. Promuoverne il riutilizzo è dunque fondamentale.

Favini ha implementato un sistema di ciclo chiuso che consente, quando è possibile, di reintegrare nel circuito l'acqua - opportunamente trattata - per un secondo impiego: questo recupero permette un notevole risparmio nell'utilizzo della risorsa. Tutte le acque in uscita dal processo, infine, vengono convogliate in un efficiente impianto di depurazione biologico, che permette di ripristinare una qualità ottimale, rispettando in tal modo l'ecosistema dei corsi d'acqua nei quali viene riversata.

EMISSIONI DI CO2:  -16%  
Riduzione delle emissioni (ton di CO2eq/ton prodotto finito) nel periodo 2009-2016.

Per abbattere le emissioni dirette di gas serra è necessario puntare su sistemi di generazione energetica sempre più efficienti ed ecosostenibili. Grazie all'investimento in attrezzature ad alta tecnologia, all'autoproduzione di energia idroelettrica e ad un nuovo impianto di cogenerazione, Favini è riuscita a limitare la propria carbon footprint, nonostante la consistente crescita della produzione.

Il processo di efficientamento energetico per Favini passa anche attraverso una continua valutazione di fonti energetiche più ecosostenibili. Quando possibile, Favini sfrutta la forza dei corsi d'acqua adiacenti all'azienda grazie a due impianti idroelettrici di proprietà.

Grazie all'acquisto di carbon credits, Favini riesce a compensare totalmente le emissioni di CO2eq di alcune linee di prodotto, come le carte ecologiche Shiro e Crush. Sono oltre 16.500 gli ettari in Uruguay coinvolti nel progetto di afforestazione grazie a Favini attraverso i carbon credits.

ENERGIA:  -11%
Riduzione dei consumi energetici (GJ/t prodotto finito) dall'inizio del programma di monitoraggio e innovazione (2009-2016).


Favini, dal 2009, ha all'attivo un sistema di analisi e monitoraggio della propria efficienza energetica che ha consentito all'azienda di impegnarsi con coscienza a ridurre i propri consumi attraverso un piano di continui investimenti.

All'interno dello stabilimento di Crusinallo, da gennaio 2016 è attivo un impianto di cogenerazione ad alto rendimento che produce la totale quantità di energia termica ed elettrica necessaria per il processo produttivo in maniera molto efficiente.

80% è l'efficienza media di utilizzo del combustibile fossile (metano) grazie all'impianto di cogenerazione, rispetto a circa il 50% delle normali centrali elettriche. L'azienda ha inoltre deciso di affidarsi anche all'energia elettrica autoprodotta tramite lo sfruttamento sostenibile di un corso d'acqua nei pressi dello stabilimento potendo contare sull'autoproduzione di energia rinnovabile grazie a due impianti idroelettrici.

PROGETTI AMBIENTALI: 75 ettari di foresta che saranno ripiantumati entro il 2020 grazie al progetto Voiala.
I problemi ambientali del Madagascar, situato nell'Oceano Indiano a sud est delle coste africane, sono evidenti. 

La foresta pluviale del Paese è stata quasi interamente distrutta a causa di diversi fattori, tra cui l'agricoltura intensiva, l'abitudine degli abitanti ad utilizzare come combustibile il carbone ricavato dal legno degli alberi tagliati e allevamento dei bovini. 
Nonostante il governo locale abbia sottoscritto molti degli accordi internazionali per proteggere l'ambiente, l'attuazione di quegli stessi accordi risulta spesso molto difficile. Per tutti questi motivi Favini ha deciso di intervenire proprio in Madagascar, nel tentativo di ripristinare parte della foresta distrutta.

Voiala è un progetto a lungo termine, iniziato nel 2009, con valenze ambientali, economiche e sociali. Consiste da un lato nel rimboschimento di una parte della foresta andata distrutta in Madagascar, dall'altro nella sensibilizzazione degli abitanti del villaggio di Sahavondronina, affinché migliorino il loro modo di fare agricoltura. Il luogo è stato scelto perché le colline vicino al villaggio hanno subito una forte deforestazione e perché prima dell'intervento promosso da Favini i campi attorno al villaggio erano diventati sterili.

Il progetto punta inoltre a tutelare i 2.000 ettari di foresta vergine ancora intatti adiacenti al villaggio e a incentivare forme di ecoturismo nell'area. Quest'anno è stato dato nuovo impulso al progetto prevedendo per i prossimi quattro anni 2017-2020 finanziamenti a supporto delle comunità locali.

Dichiara Eugenio Eger, AD di Favini: "Raccogliere e comunicare i dati relativi all'impegno a favore dell'ambiente rappresenta per Favini un momento di grande orgoglio. Testimonia, infatti, una realtà per noi importante: essere riusciti a coniugare - con successo - l'eccellenza nel nostro settore e il rispetto per il territorio. Ci impegniamo ogni giorno per fare in modo di ridurre l'impatto della nostra attività, con l'obiettivo di migliorare la qualità dell'aria e delle acque. Investiamo energie e risorse per essere sempre all'avanguardia in tema ambientale e raccogliamo, con piacere ed entusiasmo, le nuove sfide sulla sostenibilità".

giovedì 28 dicembre 2017

Riciclo accumulatori: COBAT, baricentro dell’economia circolare

Come funzione il sistema italiano per la gestione del fine vita di pile, accumulatori, RAEE e moduli fotovoltaici? Lo scopriamo con un viaggio a 360° nel mondo COBAT, il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, guidati dal suo Presidente, Giancarlo Morandi. L’intervista di Mauro Spagnolo, direttore di Rinnovabili.it




Presidente, il Consorzio che lei rappresenta ha un’attività particolarmente differenziata. Esattamente in quali settori operate?

Ormai il Cobat ha scelto di essere, nell’ambito dell’economia circolare, un attore a tutto campo. Noi riteniamo importante applicare integralmente il paradigma di questo nuovo approccio al sistema produttivo e quindi vorremmo potenzialmente trattare tutti i materiali che arrivano a fine vita utile recuperando le materie prime di cui sono costituiti o, addirittura, avviandoli a nuova vita per un riuso. In altre parole: attualmente il Cobat non si pone limiti merceologici. 

E questo anche perché la tipologia di prodotti che, obbligatoriamente, debbono essere riciclati è in continua implementazione. Ad esempio, il primo gennaio 2018 aumenterà ulteriormente l’elenco di categorie merceologiche che obbligatoriamente necessitano di essere raccolte e riciclate, e non sarà l’ultimo passaggio: la Comunità Europea integra periodicamente l’elenco, e l’Italia si adegua.

Di quali prodotti maggiormente vi occupate?

Il Consorzio, tradizionalmente, raccoglie e avvia al riciclo ogni tipo di accumulatore elettrico, dalle batterie al nichel-cadmio a quelle al litio, oltre a tutti i tipi di accumulatori da noi denominati “pile”, cioè quelle dell’uso domestico e delle piccole apparecchiature. Oltre a questa famiglia di accumulatori, ci occupiamo di tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche, dall’asciugacapelli al frullatore, dal televisore al frigorifero e al computer. All’interno di questi prodotti vi sono materie prime importanti e costose, come l’oro, l’argento e il rame che, se vengono recuperate, possono essere di nuovo avviate sul mercato.

Nel 2018 si concluderà il progetto che avete commissionato al CNR, con il coordinamento del Politecnico di Milano, per la realizzazione di un impianto pilota con il quale sperimentare tecnologie di ultima generazione per il trattamento, ed il recupero, di accumulatori al litio. Di cosa si tratta?

Mentre per le batterie al piombo, nonostante siano state progettate 150 anni fa, è stato sempre possibile recuperare il piombo, la plastica e l’acido solforico, nelle batterie al litio, ancor oggi e a livello mondiale, non esiste una tecnologia matura e testata su scala industriale che consenta il recupero del prezioso elemento presente nell’accumulatore. Fino ad oggi le piccole batterie al litio che si recuperano dalle nostre apparecchiature elettroniche vengono portate in due grandi impianti in Francia e in Belgio dove vengono bruciate nei forni.

Noi stiamo studiando, insieme al CNR, un sistema per riuscire a recuperare il litio all’interno della batteria oltre, naturalmente, a tutti gli altri componenti. Siamo al secondo anno di attività e prevediamo, entro il 2018, di realizzare un impianto pilota per testare la nuova tecnologia per il recupero del litio e di altri materiali tra i quali anche il costosissimo cobalto. In particolare il recupero del litio assume una grande importanza in quanto si prevede un’esplosione di questa tipologia di batterie con lo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici. L’attuale produzione di litio nel mondo difficilmente riuscirà a far fronte, a lungo, al suo fabbisogno per cui è indispensabile trovare il modo di recuperarlo.

A proposito delle auto elettriche. Energy storage è un altro vostro progetto che mira a sviluppare la fattibilità del riutilizzo degli accumulatori delle auto elettriche per sistemi di accumulo stazionario. E’ davvero possibile immaginare che una batteria da un’autovettura vada a finire in una centrale di accumulo?

Si tratta di una intuizione che abbiamo condiviso con Enel e Class Onlus per garantire agli automobilisti, che desidereranno acquistare un’auto elettrica, il riutilizzo della loro batteria. Debbo premettere che parliamo di batterie non giunte a fine vita, bensì quelle che hanno perso la potenza necessaria allo spunto richiesto per una autovettura, e che al contempo sono ancora in grado di funzionare per accumulare energia elettrica. Il progetto prevede un sistema di raccolta di queste batterie, di ricondizionamento e di inserimento in impianti ENEL di stoccaggio.

Intervista integrale su: Rinnovabili.it

venerdì 22 dicembre 2017

Bracconaggio: la Lipu rimuove 930 trappole in Sardegna

BRACCONAGGIO, SARDEGNA: RIMOSSE DAI VOLONTARI DELLA LIPU
930 TRAPPOLE PER LA CATTURA DI PICCOLI UCCELLI MIGRATORI
E DI UNGULATI

Utilizzati anche droni per la ricerca di reti  per l'uccellagione.

Nuovo appello della Lipu: "Boicottate le 'grive', frutto di illegalità e gravi violenze sugli animali" 

Droni in volo e volontari sui sentieri per sconfiggere la grave piaga del bracconaggio in Sardegna. 

Lo annuncia la Lipu che ha concluso da pochi giorni il campo antibracconaggio nel basso Sulcis, in provincia di Cagliari, dove ogni anno, in occasione della migrazione degli uccelli, viene effettuata una strage di tordi, merli e pettirossi. Lo scopo è la preparazione delle "grive", piatto locale "tipico" delle feste natalizie.

Grazie anche alle nuove tecnologie come i droni, l'area, una delle più "calde" per la caccia illegale in Italia, è stata setacciata dai volontari che hanno percorso a piedi i "sentieri della morte", dove i bracconieri posizionano sui rami e a terra le micidiali trappole. 930 quelle rimosse in una settimana dalla Lipu e consegnate al Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna. Un'ulteriore azione di contrasto al bracconaggio, in particolare quello rivolto alla cattura illegale di ungulati, è stata portata avanti dai volontari Lipu con l'oasi Wwf di Monte Arcosu. Reti per uccellagione sono state cercate, senza esito, anche nella zona del Sarrabus.

"A causa, con tutta probabilità, della grave siccità di quest'anno – dichiara Gigliola Magliocco, coordinatrice del campo antibracconaggio della Lipu – la macchia mediterranea ha prodotto pochissimi frutti come lentisco, mirto e corbezzolo. Per questo gli uccelli non si sono avvicinati ma nonostante ciò abbiamo disattivato numerosi sentieri attrezzati di trappole per uccelli, in attesa di essere attivati dai bracconieri non appena si rimetterà in moto la migrazione, e smontato diverse trappole per la cattura di ungulati".

Nuove strategie per aumentare l'efficacia delle azioni antibracconaggio delle forze dell'Ordine sono venute grazie a un workshop sull'impatto del bracconaggio sugli uccelli migratori, organizzato a inizio dicembre dalla Lipu in collaborazione con il Corpo forestale di vigilanza ambientale della Regione Sardegna. Al workshop hanno partecipato anche le forze dell'Ordine, le associazioni ambientaliste e la magistratura. Quest'ultima ha suggerito nuovi strumenti per comminare sanzioni più pesanti come per esempio la possibilità di contestare ai bracconieri sardi i reati di furto venatorio (in quanto i soggetti sono sprovvisti di licenza di caccia) e di maltrattamento di animali. Tra i relatori del workshop l'Ispra, che presentava una relazione sugli effetti del bracconaggio a livello nazionale e globale.

"Facciamo appello a tutta la popolazione affinché non consumi le 'grive' in occasione delle prossime festività – aggiunge il presidente della Lipu Fulvio Mamone Capria – Il bracconaggio in questa bellissima zona della Sardegna è ancora una triste realtà ma le azioni che abbiamo realizzato in questi anni per sensibilizzare ed educare in particolare le nuove generazioni, siamo certi, porteranno i frutti sperati".


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CONOU: storia di un’eccellenza europea dell’economia circolare

Mauro Spagnolo -  direttore di Rinnovabili.it -  intervista  Paolo Tomasi presidente del CONOU, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, unica realtà nazionale a difendere l’ambiente dal potenziale inquinamento generato dall’olio lubrificante usato.



Attualmente in Italia si raccoglie e si avvia al riciclo ben il 98% dell’olio lubrificante usato, con 8 anni di anticipo rispetto ai limiti previsti dalla legge comunitaria. Il CONOU si colloca quindi come capofila e riferimento per tutta l’Unione Europea. Se ho ben capito voi esporterete il vostro modello in altri paesi UE?

In effetti l’Italia da tempo è considerata un modello per questo tipo di attività. Per prima cosa perché noi abbiamo una tradizione nel settore della raccolta dell’olio lubrificante usato, e della sua rigenerazione. La normativa di riferimento affonda le sue radici nei lontani anni ’40 quando, per problematiche di altra natura, cioè l’autarchia tipica di quel del periodo, si cercava di utilizzare al meglio tutte le materie prime, e tra queste anche i lubrificanti. S’iniziarono a creare, allora, delle aziende attrezzate per fare un trattamento, chiaramente ancora blando, per la rigenerazione di un elemento fino ad allora considerato unicamente un rifiuto. Poi si è immaginato che il sistema potesse essere industrializzato e quindi sia coloro che raccoglievano che quelli che rigeneravano, diventarono sempre più efficienti fino a motivare i grandi investimenti che consentirono di realizzare vere e proprie raffinerie.

Quali sono queste Aziende?

Attualmente in Italia ne abbiamo due importanti, la Viscolube e la Ramoil, legate a due tecnologie diverse, ma entrambe molto efficienti e stimolo per tante altre attività che oggi fanno parte della filiera del nostro modello consortile. Si tratta davvero di due eccellenze oggi stimate in tutto il mondo.

Facciamo un po’ di conti. Da quando è nato il Consorzio quanto si è risparmiato in termini di mancata importazione di petrolio?

Direi che i numeri sono davvero confortanti. Intanto vorrei spiegare come abbiamo fatto il calcolo. Partendo dal presupposto che dal trattamento, oltre all’olio base, si generano anche gasolio e bitumi, abbiamo inserito nella stima la produzione di tutti e tre i prodotti. Si arriva così a determinare un risparmio di tre miliardi di euro nei 35 anni di attività. Oltre a quello economico ci sono poi altri elementi di risparmio: la riduzione di emissione di CO2, la riduzione di occupazione del suolo con altri insediamenti produttivi, la riduzione di greggio importato e, fattore di grande importanza, il risparmio di acqua.

Qual è l’attuale limite di raccolta dell’olio usato imposto dalla normativa europea?

In realtà la normativa europea stabilisce degli obiettivi che per noi sarebbero francamente trascurabili in quanto siamo molto più avanti: basti pensare che noi trattiamo circa il 98% dell’olio lubrificante usato raccoglibile.

Ammesso che ci siano ancora margini di miglioramento per il lavoro del CONOU, cosa chiederebbe di fare, in più o meglio, agli attori del vostro sistema?

Ai cittadini chiederei di aumentare ancor di più la consapevolezza che stiamo trattano un rifiuto altamente pericoloso e che quindi bisogna evitare il “fai da te”, cioè il cambio dell’olio, ma affidarlo a chi lo fa di professione. Al Governo chiederei di migliorare una legge imperfetta, frutto di tante manipolazioni che mostrano una comprensione parziale dei reali problemi del settore. Ai produttori di rifiuti chiederei di non miscelare tra di loro le diverse tipologie di oli raccolti, oli che se fossero mantenuti separati, consentirebbero un coefficiente di recuperabilità molto più elevato.

E’ questo lo spazio che dobbiamo ancora recuperare per avere un ulteriore aumento di quella piccola percentuale di rigenerazione che ancora ci manca.

Intervista integrale: Rinnovabili.it

giovedì 21 dicembre 2017

AUTO ELETTRICHE, FRACCARO (M5S): "GRAZIE A NOSTRO EMENDAMENTO SCAMBIO ENERGETICO POSSIBILE"

AUTO ELETTRICHE, FRACCARO (M5S): "GRAZIE A NOSTRO EMENDAMENTO SCAMBIO ENERGETICO POSSIBILE"

Roma, 21 dicembre 2017 - Approvato in manovra l'emendamento del MoVimento 5 Stelle a prima firma Riccardo Fraccaro che introduce le "vehicle to grid" anche in Italia. "E' una piccola grande rivoluzione sul fronte energetico", spiega il deputato del M5S che ad aprile con Davide Crippa, Luigi di Maio e Gianni Girotto, andarono a Copenaghen a visitare il sistema Enel con il quale chi ricarica un'auto elettrica più anche cedere energia alla rete alimentando il sistema.

"Adesso le auto elettriche saranno stazioni energetiche mobili. Chi guida un veicolo del genere può caricare l'auto quando il prezzo è più basso e cedere energia alla rete quando le condizioni sono più vantaggiose. E' il primo passo per lo scambio sul posto di energia, che auspichiamo da sempre per gli impianti fotovoltaici domestici e che è un punto chiave del nostro programma energetico", spiega Crippa. 

"Entro sei mesi il ministero dello Sviluppo economico deve scrivere il decreto. Vigileremo che accada il prima possibile, o altrimenti vuol dire che sarà il primo decreto di un ministero a cinque stelle", conclude Fraccaro.




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Raccolta riciclo accumulatori: Cobat, 30 anni di eccellenza

Nel 2017 Cobat, il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, ha compiuto 30 anni: un anniversario festeggiato all’insegna dei buoni risultati passati e della corsa al futuro


Trent’anni di attività capillare nella raccolta e riciclo dei prodotti tecnologici. Trent’anni di risultati concreti e ricerche continue che hanno portato l’Italia in prima fila in uno dei più ostici settori dell’economia circolare. Sono quelli compiuti in questo 2017 da Cobat, il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo è più di una semplice ricorrenza e i numeri del Rapporto annuale presentato stamane a Roma lo dimostrano. Unico consorzio multifiliera operante in Italia nella seconda vita dei rifiuti pericolosi e non, Cobat ha lasciato che i dati 2016 parlassero per sé. Un anno, quello passato, in cui sono stati raccolti, e quindi trattati e trasformati in nuove risorse, ben 140 milioni di rifiuti hi-tech, tra pile, accumulatori, pannelli fotovoltaici e RAEE in genere.  

Nel dettaglio, il sistema Cobat, recupera e tratta oggi il 51% dell’immesso al consumo di accumulatori industriali e per veicoli e il 27% in quello delle pile e degli accumulatori portatili. Concentrando la lente solo sulle batterie al piombo, questo significa quasi 120 milioni di kg evitati alla discarica. La gestione dei RAEE, in cui rientrano anche i moduli fotovoltaici a fine vita, ha superato nel 2016 i 17 milioni di kg raccolti.

Il tutto attraverso una rete capillare di aziende che percorrono l’intero territorio italiano e che contano oggi di 70 Punti Cobat (le sezioni operative del Consorzio) e ben 26 impianti di trattamento e riciclo specializzati nel recupero di materia, gestisce l’intera filiera del rifiuto. “Il valore e la solidità del nostro modello di economia circolare” spiega Giancarlo Morandi, presidente di Cobat “sono stati riconosciuti anche dal Parlamento Europeo, dove siamo già stati invitati a raccontare la nostra storia”.

Ma la forza del sistema sta anche la capacità di guardare al futuro e anticiparne i bisogni di un mercato, quello dell’economia circolare, giovane e in continua evoluzione. “Nel futuro punteremo a una stabilizzazione di segmenti già maturi, come quello delle pile e degli accumulatori, e a un potenziamento delle filiere avviate recentemente, quella dei RAEE e degli PFU, le cui prospettive di crescita sono ampie”, commenta Michele Zilla, Direttore Generale di Cobat.

Una delle prime mosse attuate dal Consorzio è stata quella di lavorato assieme all’ICCOM, l’Istituto di chimica dei composti organometallici del Cnr, sul recupero delle batterie al litio. L’obiettivo era trovare una tecnologia affidabile e ambientalmente sostenibile per trattare questo tipo di rifiuti. Le batterie al litio sono infatti ormai dovunque, dalle auto elettriche agli smartphone ma le loro caratteristiche tecniche le rendono oggi difficilmente riciclabili in sicurezza, economia e rispetto dell’ecosistema. 

Lo studio si è appena concluso fornendo risultati particolarmente incoraggianti, tanto da condurre Cobat alla decisione di affidare un altro studio al CNR-ITIA di Milano, sotto il coordinamento del Politecnico di Milano, per la progettazione di un impianto di macinazione da cui ottenere la componente attiva degli accumulatori (“black mass”) oggetto del trattamento idro-metallurgico definito da CNR-ICCOM. Dal 2018 pertanto, il Cobat sarà in possesso di un progetto completo per la realizzazione di un impianto pilota nel quale sperimentare tecnologie di ultima generazione per il trattamento e il recupero di queste batterie.

Fonte: Cobat

domenica 17 dicembre 2017

54 multinazionali chiedono misure concrete per il clima

Epson è fra le 54 società
che firmano l'appello a favore di una rapida azione sulla questione climatica.

Epson si impegna a raggiungere un'economia a basse emissioni di carbonio in linea con l'Accordo di Parigi.

Cinisello Balsamo, 17 dicembre 2017 - Due anni dopo l'adozione pionieristica dell'Accordo di Parigi (12 dicembre 2015), Epson Europe insieme a un'ampia alleanza formata da 54 aziende internazionali provenienti da tutti i continenti e da una vasta gamma di settori, chiede che venga messa in atto un'azione ambiziosa sul clima come base per il futuro successo economico. 

In una dichiarazione congiunta, Epson Europa e le altre imprese firmatarie si rivolgono in particolare ai venti Paesi più industrializzati, che rappresentano il 74% delle emissioni globali, affinché utilizzino il G20 come forum per elaborare misure concrete a lungo termine, con l'obiettivo di accelerare la decarbonizzazione globale, e invitano anche gli altri Paesi a unire gli sforzi. 

Le misure comprendono l'abbandono graduale dei sussidi per i combustibili fossili entro il 2025, un prezzo adeguato per il carbone e la chiarezza sui rischi finanziari legati al clima.

Con questa dichiarazione, le aziende chiedono la definizione delle condizioni di scenario che gettino le basi per un percorso verso la limitazione dell'aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C e che consentano loro di contribuire attivamente all'attuazione dell'Accordo di Parigi

Esse affermano che uno sviluppo a basse emissioni di carbonio garantirà posti di lavoro e prosperità, dando il via a nuove importanti opportunità in termini di innovazione e imprenditorialità. 

Queste aziende rappresentano oltre 1,9 milioni di dipendenti in tutto il mondo e un fatturato totale di oltre 676 miliardi di euro, pari al 40% del PIL dell'Italia e a più del doppio del PIL della Danimarca.

La "coalizione" di aziende si è rivolta anche ai Capi di Stato che sono riuniti oggi nella capitale francese per il "One Planet Summit", affinché invitino i governi a mantenere lo slancio dell'Accordo di Parigi per lo sviluppo e l'attuazione di strategie a lungo termine per la decarbonizzazione. 

Allo stesso tempo, le imprese firmatarie riaffermano il loro profondo impegno per affrontare in modo proattivo i cambiamenti climatici nelle proprie attività e politiche, tenendo conto dei contesti che sostengono le azioni imprenditoriali sul clima come il prezzo del carbone, l'attuazione della TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures) nei report e gli obiettivi basati su dati scientifici.

"Il cambiamento climatico è un problema serio che affligge il nostro pianeta ed Epson ritiene che sia responsabilità di governi, aziende e individui prendere provvedimenti per affrontarlo. Siamo ben consapevoli dei danni causati dalla CO2 e da altri gas a effetto serra e ci impegniamo a ridurre al minimo il loro impatto ambientale", afferma Henning Ohlsson, CSR Director di Epson Europe. 

"Epson si impegna costantemente per perfezionare le sue tecnologie principali e per ridefinire il mercato con i suoi prodotti e servizi. Riteniamo che il risultato di questi sforzi sarà un'ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas a effetto serra, nonché un contributo continuo per ridurre l'impatto ambientale nei luoghi di lavoro e negli stili di vita dei nostri clienti. In prospettiva, con i suoi prodotti e servizi, Epson è fortemente impegnata a contribuire a una società più attenta all'ambiente."

"Con questa dichiarazione, le aziende mandano un segnale forte ai leader mondiali affermando di essere pronte a fare la loro parte per raggiungere un'economia a basse emissioni di carbonio in linea con l'Accordo di Parigi", ha affermato Sabine Nallinger, Managing Director della Fondazione Tedesca 2° che ha avviato l'iniziativa. 

"Le aziende chiariscono che la decarbonizzazione globale è già in atto e dovrà essere accelerata. Chi rimane al vertice di questa tendenza modellerà la trasformazione e trarrà vantaggio dalla creazione di valore in una futura economia a basse emissioni di carbonio", ha concluso Nallinger.


Gruppo Epson
Epson è leader mondiale nell'innovazione con soluzioni pensate per connettere persone, cose e informazioni con tecnologie proprietarie che garantiscono efficienza, affidabilità e precisione. 
Con una gamma di prodotti che comprende stampanti inkjet, sistemi di stampa digitale, videoproiettori 3LCD, così come robot industriali, visori e sensori, Epson ha come obiettivo primario promuovere l'innovazione e superare le aspettative dei clienti in settori, quali stampa inkjet, comunicazione visiva, tecnologia indossabile e robotica.

Con capogruppo Seiko Epson Corporation che ha sede in Giappone, il Gruppo Epson conta oltre 80.000 dipendenti in 86 società nel mondo ed è orgoglioso di contribuire alla salvaguardia dell'ambiente naturale globale e di sostenere le comunità locali nelle quali opera.
Epson Europe
Epson Europe B.V., con sede ad Amsterdam, è il quartier generale regionale del Gruppo per Europa, Medio Oriente, Russia e Africa. 
Con una forza lavoro di 1.750 dipendenti, le vendite di Epson Europa, per l'anno fiscale 2016, hanno raggiunto i 1.668 milioni di euro.

Epson Italia
Epson Italia - Epson Italia, sales company nazionale, per l'anno fiscale 2016 ha registrato un fatturato di oltre 221 milioni di Euro e impiega circa 190 persone.

Redazione del CorrieredelWeb.it

Mobilità sostenibile ed energia pulita. Air Liquide e il Gruppo ADP inaugurano una stazione d'idrogeno all'aeroporto di Paris-Orly


Un nuovo passo avanti nella mobilità pulita: Air Liquide e il Gruppo ADP inaugurano la stazione per il rifornimento di idrogeno all'aeroporto di Paris-Orly.

Air Liquide e il Gruppo ADP hanno inaugurato giovedì 7 dicembre la prima stazione per il rifornimento di idrogeno pubblica installata in una zona aeroportuale in Francia. 

Progettata ed installata da Air Liquide con il supporto di FCH JU[1], la stazione accompagna la messa in servizio di "Hype", la prima flotta di taxi al mondo alimentata a idrogeno. 

Questo progetto comune sta aprendo nuove opportunità per la mobilità pulita nella regione di Parigi.

L'idrogeno offre una serie di vantaggi per il trasporto pulito. Usato in una pila a combustibile, si combina con l'ossigeno presente nell'aria per produrre elettricità, generando come unico sottoprodotto l'acqua. Non genera nessun inquinamento laddove viene usato: zero gas serra, zero particolato e zero rumore

L'idrogeno rappresenta una risposta concreta alle sfide della mobilità sostenibile e dell'inquinamento locale nelle aree urbane. Sono sufficienti meno di cinque minuti per ricaricare veicoli elettrici alimentati ad idrogeno per un'autonomia di guida di circa 500 kilometri.

Con questa nuova stazione situata presso un importante aeroporto, Air Liquide e il Gruppo ADP contribuiscono allo sviluppo di una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno nella regione di Parigi e all'adozione di modalità di trasporto pulite

La flotta di taxi di Parigi "Hype", la prima al mondo alimentata a idrogeno, è stata lanciata dalla start-up STEP (Société du Taxi Électrique Parisien) nel 2015, in partnership con Air Liquide. Attualmente rifornita da una stazione Air Liquide che si trova al centro della capitale francese, in Cours Albert 1er vicino al Pont de l'Alma, la flotta conta oltre 50 veicoli alimentati a idrogeno e prevede di arrivare a 600 taxi entro il 2020. 

Air Liquide continuerà a supportare la crescita di questa offerta aprendo nuove stazioni di rifornimento di idrogeno nella regione parigina nel 2018, in particolare una vicino a Versailles, ed un'altra all'aeroporto Paris-Charles de Gaulle.

Benoît Potier, Presidente e CEO di Air Liquide, ha commentato: "Presente nel settore dell'idrogeno da 50 anni, Air Liquide attualmente sta sviluppando attivamente le sue applicazioni relative all'energia ed è coinvolta nell'organizzazione di questa filiera, in particolare attraverso l'Hydrogen Council. L'installazione di questa stazione di ricarica presso l'aeroporto di Orly, in collaborazione con il Gruppo ADP, rappresenta un nuovo passo nello sviluppo della mobilità pulita a Parigi e nelle aree circostanti. Illustra anche la maturità delle tecnologie e l'impegno di un crescente numero di attori nella promozione dell'energia basata sull'idrogeno. Questa molecola ha davvero un ruolo chiave nella transizione energetica grazie alla sua capacità di stoccare le energie rinnovabili e le sue varie applicazioni per l'industria ed i trasporti."

Augustin de Romanet, Presidente e CEO del Gruppo ADP, ha aggiunto: "La messa in servizio di questo impianto innovativo in collaborazione con Air Liquide è l'espressione della nostra politica di promozione dell'innovazione e di protezione dell'ambiente. Una stazione per il rifornimento di idrogeno verrà installata anche all'aeroporto Paris-Charles de Gaulle nel 2018. Questa nuova offerta relativa all'energia consente nuove modalità di trasporto e riafferma il nostro ruolo di sperimentatore e attore chiave nel campo della mobilità."

L'impegno di Air Liquide per l'energia basata sull'idrogeno
Air Liquide gestisce l'intera catena di approvvigionamento dell'idrogeno, dalla produzione e lo stoccaggio alla distribuzione e allo sviluppo di applicazioni per gli utenti finali, contribuendo così alla diffusione dell'uso dell'idrogeno come fonte di energia pulita, in particolare per la mobilità. 
Air Liquide ad oggi ha progettato ed installato 100 stazioni nel mondo.

A gennaio 2017 Air Liquide e Toyota hanno fondato congiuntamente l'"Hydrogen Council", la prima iniziativa al mondo per l'idrogeno che riunisce 28 attori chiave nell'energia, nei trasporti e nell'industria.

Blue Hydrogen è un programma di Air Liquide il cui obiettivo è la decarbonizzazione graduale della sua produzione di idrogeno dedicata ad applicazioni per l'energia. 

In termini pratici, Air Liquide si è impegnata a produrre entro il 2020 almeno il 50% dell'idrogeno necessario per queste applicazioni tramite processi privi di CO2, combinando:
·          l'uso di energie rinnovabili, elettrolisi dell'acqua, e reforming di biogas,
·          l'uso di tecnologie per la cattura e la trasformazione dell'anidride carbonica emessa durante il processo di produzione di idrogeno da gas naturale.

Anche quando viene prodotto a partire da gas naturale, l'idrogeno è un'energia virtuosa. 
A parità di distanza percorsa, le auto elettriche alimentate a idrogeno consentono di ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto ai veicoli a combustione interna e non producono polveri sottili.

Il Gruppo ADP e lo sviluppo della mobilità pulita presso gli aeroporti di Parigi
Questa stazione di rifornimento di idrogeno completa la gamma di punti di ricarica disponibili gratuitamente per i veicoli elettrici presso i parcheggi degli aeroporti di Parigi. 

Per potenziare la mobilità elettrica dei passeggeri e dei dipendenti dell'aeroporto, il Gruppo ADP ha installato un totale di 162 punti di ricarica, tra cui 37 riservati ai passeggeri nelle aree di parcheggio pubbliche. 
Paris-Orly ha 11 punti di ricarica per gli utenti dei suoi parcheggi.

Il Gruppo ADP ha inoltre acquisito 172 veicoli puliti (elettrici ed ibridi), tra cui 50 per Paris-Orly. Questi nuovi sistemi illustrano gli sforzi di ADP per ridurre le emissioni locali di gas serra e di inquinanti. 

L'azienda è stata recentemente ricompensata per i suoi sforzi da ACI Europe, che ha rinnovato il Livello 3 di Airport Carbon Accreditation per Paris-Orly, Paris-Charles de Gaulle e Paris‑Le Bourget.7


Air Liquide
Leader mondiale nei gas, nelle tecnologie e nei servizi per l'industria e la sanità, Air Liquide è presente in 80 paesi con circa 65.000 dipendenti e serve oltre 3 milioni di clienti e pazienti. 
L'ossigeno, l'azoto e l'idrogeno sono piccole molecole essenziali per la vita, la materia e l'energia. 

Rappresentano l'area di competenza scientifica di Air Liquide e sono al centro delle attività dell'azienda dalla sua creazione nel 1902.
L'ambizione di Air Liquide è essere leader nel suo settore, ottenere risultati a lungo termine e contribuire alla sostenibilità. 
La strategia aziendale di trasformazione centrata sul cliente mira alla crescita redditizia a lungo termine. 

Si basa su eccellenza operativa, investimenti selettivi, innovazione aperta e un'organizzazione a rete implementata dal Gruppo in tutto il mondo. 
Grazie all'impegno ed all'inventiva del suo personale, Air Liquide sfrutta l'energia e la transizione ambientale, l'evoluzione nella sanità e nella digitalizzazione e realizza un valore maggiore per tutti i suoi stakeholder.

Il fatturato di Air Liquide è stato pari a 18,1 miliardi di Euro nel 2016 e le sue soluzioni che proteggono la vita e l'ambiente hanno rappresentato oltre il 40% delle vendite. 
Air Liquide è quotata alla borsa Euronext di Parigi (compartimento A) e fa parte degli indici CAC 40, EURO STOXX 50 e FTSE4Good.

Gruppo ADP
Il Gruppo ADP costruisce, sviluppa e gestisce aeroporti, tra cui Paris-Charles de Gaulle, Paris-Orly e Paris-Le Bourget. 
Nel 2016 il Gruppo ha gestito tramite Paris Aéroport oltre 97 milioni di passeggeri e 2,2 milioni di tonnellate di merci e posta presso Paris-Charles de Gaulle e Paris-Orly ed oltre 42 milioni di passeggeri in aeroporti all'estero tramite la sua filiale ADP International. 

Grazie ad un'eccezionale posizione geografica e ad un importante bacino di utenza, il Gruppo sta perseguendo la sua strategia di adattamento e modernizzazione dei suoi terminal e sta migliorando la qualità dei servizi. 

Il Gruppo intende inoltre sviluppare le sue attività immobiliari e commerciali. 
Il Gruppo ha chiuso il 2016 con un fatturato di 2.947 milioni di Euro ed un utile netto di 435 milioni di Euro.

Sede legale: 1, rue de France, 93 290 Tremblay-en-France. Aéroports de Paris è una società per azioni con capitale sociale di 296.881.806 Euro registrata presso il Registro Commerciale di Bobigny con il numero 552 016 628.


[1] FCH JU (Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking) è una partnership pubblico-privato che supporta ricerca, sviluppo ed attività dimostrative nell'ambito delle tecnologie relative all'energia, delle pile a combustibile e dell'idrogeno in Europa. Questa infrastruttura fa parte del progetto H2ME, che ha ricevuto finanziamenti dal Fuel Cells and Hydrogen 2 Joint Undertaking nel quadro dell'accordo di sovvenzione Nr 671438. Questa partnership riceve supporto dal programma di ricerca ed innovazione dell'Unione Europea Horizon 2020 e da Hydrogen Europe e Hydrogen Europe Research.
 

sabato 16 dicembre 2017

Efficienza energetica. Acotel Net e Hera Comm: nuova partnership per il monitoraggio dei consumi energetici a vantaggio del risparmio

Hera Comm e Acotel: nuova partnership della società di vendita di energia elettrica e gas naturale del Gruppo Hera con la divisione energy della multinazionale romana.
 
I clienti Hera Comm potranno monitorare i propri consumi energetici a vantaggio del risparmio.


Hera Comm, società di vendita di energia elettrica e gas naturale del Gruppo Hera e Acotel Net, divisione IoT del Gruppo Acotel, avviano una partnership rivolta principalmente ai clienti residenziali e alle piccole partite Iva che prevede l'utilizzo di un evoluto dispositivo di smart metering per il monitoraggio dei consumi energetici.

Il dispositivo, presentato a metà ottobre nel corso della convention di Hera Comm e già in distribuzione, consentirà a Hera Comm di affiancare i propri clienti per aiutarli a diventare consapevoli dei propri consumi e adottare comportamenti più efficienti.

Attraverso lo smartphone e grazie all'app dedicata "Hera ContaWatt" sviluppata per i Clienti di Hera Comm, sarà possibile visualizzare l'andamento dei consumi, verificare l'incidenza dei dati meteo, identificare picchi anomali o assenza di energia grazie a un sistema specifico di notifiche in tempo reale, e dunque adoperarsi per diminuirli o intervenire sul ripristino energetico. 

Il servizio, inoltre, analizzando i dati e comparandoli con le best practice secondo i bisogni del cliente, permetterà di formulare specifiche analisi di performance energetiche migliorative. 

Tutte le analisi saranno, inoltre, disponibili anche su un portale dedicato accessibile dai Servizi On Line del Gruppo Hera.

Uno dei principali obiettivi di Hera Comm è favorire l'assunzione da parte dei propri clienti di comportamenti virtuosi nel consumo di energia, in coerenza con i valori aziendali perseguiti a proposito di sostenibilità e risparmio energetico. 

Il vantaggio è anche dei clienti che realizzano così un risparmio economico sulla spesa energetica.

In quest'ottica il connubio sinergico con Acotel Net risulta ancora più funzionale al raggiungimento di questa strategia di posizionamento.

"La scelta di proporre con le offerte luce e gas prodotti a condizioni vantaggiose – ha commentato Isabella Malagoli, Direttore Marketing e Vendite di Hera Comm- che favoriscono la consapevolezza dei clienti sui propri consumi energetici e azioni concrete per gestirli con efficienza, è parte dell'impegno concreto per ridurre l'impatto ambientale a favore dei valori di sostenibilità, coinvolgendo di fatto i clienti stessi nel perseguimento di questo obiettivo".

"Con Hera Comm abbiamo chiuso un accordo con una tra le più importanti Utility italiane. Il core della nostra strategia - commenta Davide Carnevale, Direttore Marketing di Acotel - continua ad essere quello di supportare il mercato attraverso la soluzione combinata di smart meter e analisi on line dei consumi giornalieri, fruibile da app con smartphone Android e iOS e da web con PC e tablet. Un fabbisogno energetico equilibrato che risponda sempre più alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale di impresa -continua Carnevale - quale obiettivo imprescindibile del nostro business".





Sostenibilità ambientale: Manutencoop Facility Management SpA: un futuro tutto ‘green’ per Casalecchio di Reno

Un futuro tutto 'green' per Casalecchio di Reno
·       Con il nuovo contratto di gestione e manutenzione della pubblica illuminazione e degli impianti energetici degli edifici pubblici, il Comune dell'area metropolitana bolognese si avvia a diventare un modello di eccellenza nazionale in tema di risparmio energetico;
·       Il piano di interventi consentirà un taglio ai consumi energetici del 24,24% ed una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera pari a 516.000 kg all'anno;
·       Grazie alla formula del partenariato pubblico-privato gli investimenti, del valore pari a 3,5 milioni di euro, saranno totalmente a carico di Manutencoop Facility Management, che gestirà gli impianti per i prossimi 15 anni e rientrerà dell'importo investito grazie alla maggiore efficienza garantita dagli interventi di riqualificazione

Casalecchio di Reno (Bologna), 16 dicembre 2017 - Un taglio ai consumi energetici del 24,24% e una riduzione delle emissioni in atmosfera pari a 516.540 kg di CO2 all'anno attraverso investimenti, che non peseranno sulle casse pubbliche, grazie al nuovo contratto affidato dal Comune, tramite la propria società patrimoniale Adopera Srl, con la formula del partenariato pubblico-privato, a Manutencoop Facility Management S.p.A. ("MFM"), società leader nel settore del facility management e capogruppo del raggruppamento di imprese, costituito con Engie e Sgargi, che si è aggiudicata la gestione e manutenzione della pubblica illuminazione e degli impianti energetici degli edifici pubblici del Comune di Casalecchio di Reno.

Il nuovo contratto, del valore complessivo annuo pari a circa 1,5 milioni di euro, consentirà, inoltre, al Comune non solo di risparmiare circa 4,75 milioni di euro all'anno (oltre il 17,35%) rispetto alla spesa storica per i due servizi, ma anche di assicurarsi interventi di riqualificazione, per 3,5 milioni di euro, totalmente a carico di MFM, che gestirà l'illuminazione e gli impianti energetici per i prossimi 15 anni, rientrando dell'investimento iniziale grazie alla maggiore efficienza garantita dagli interventi di riqualificazione che verranno completatati entro la fine del 2019. 

In sintesi, gli investimenti saranno remunerati solo se verranno realizzati interventi di riqualificazione energetica efficienti e funzionali, capaci cioè di generare, a parità di servizio garantito al cliente, minori consumi e quindi minori costi nei prossimi anni in cui saranno gestiti gli impianti.

Il Comune di Casalecchio di Reno si avvia, quindi, a diventare un modello di eccellenza nazionale in tema di risparmio energetico.

Il risparmio annuo che si otterrà grazie agli interventi di efficientamento è, infatti, pari a 215,63,5 TEP/anno, ovvero quello che si avrebbe spegnendo circa 174 caldaie da appartamento per 1 anno, mentre in termini ambientali le minori emissioni di CO2 in atmosfera genereranno un beneficio pari a quello che si otterrebbe piantando 737 nuovi alberi.

I lavori interesseranno la quasi totalità degli istituti scolastici e gli impianti sportivi del Comune di Casalecchio di Reno, per complessivi 31 edifici, e riguarderanno principalmente: la coibentazione dei fabbricati in modo ridurre la dispersione di energia; la sostituzione di 1.746 metri quadrati di infissi; e la realizzazione di lavori di isolamento delle facciate per 1.035 metri quadrati e delle coperture per 1.787 metri quadrati. 

Saranno, infine, introdotte pompe di calore per sfruttare completamente l'energia elettrica prodotta dai sistemi sui tetti degli edifici pubblici e l'energia ottenuta verrà utilizzata per produrre acqua calda sanitaria, ad uso, in particolare, delle piscine comunali. 

Complessivamente l'insieme delle attività straordinarie previste migliorerà sia la resa energetica degli immobili, sia il comfort climatico ed acustico per chi vive al loro interno ogni giorno.

Sul fronte della pubblica illuminazione è invece prevista la sostituzione con corpi illuminanti a LED - nel rispetto degli ultimi orientamenti in materia di temperatura di colore – di tutti gli oltre 5.500 punti luce del Comune. Verranno, inoltre, adeguati o sostituiti i quadri di alimentazione delle linee di in modo da averne il controllo da remoto e saranno sostituite circa 5 km di linee elettriche e aggiunti circa 50 pali alla dotazione attuale

Con il nuovo contratto verrà, infine, migliorato anche il sistema per la segnalazione di guasti o disservizi della pubblica illuminazione: contattando il numero verde gestito da MFM ciascun utente sarà infatti avvisato, via mail o via sms, della presa in carico della segnalazione (con l'assegnazione di un codice identificativo) e dell'avvenuta riparazione del guasto.

Il piano di interventi risulta la dimostrazione concreta di come la formula del partenariato pubblico-privato possa consentire alle Pubbliche Amministrazioni di realizzare importanti investimenti a beneficio della collettività, 'scaricando' il peso degli investimenti in capo ai partner privati.

Il piano dimostra, inoltre, come la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, in particolare pubblico, possa essere occasione di sviluppo per l'intera economia italiana: secondo uno studio realizzato con Nomisma ed Enea, infatti, a fronte di circa 17 miliardi di euro d'investimenti che sarebbero necessari per la riqualificazione degli oltre 85 milioni di mq di edifici pubblici italiani, si potrebbero generare minori costi energetici per circa 750 milioni di euro (oltre il 50% in meno rispetto alla spesa attuale) e un risparmio potenziale annuo di 0,77 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, oltre a una riduzione delle emissioni di gas serra pari a circa 1,66 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. 

Un risultato pari all'azzeramento per un anno delle emissioni per riscaldamento dell'intera città di Roma. Ma non solo: questo tipo di interventi potrebbero in linea teorica produrre complessivamente una crescita dell'1,4% del PIL annuo italiano e generare fino a 400.000 nuovi posti di lavoro.

"Il partenariato pubblico-privato - ha commentato Nicola Bersanetti, Assessore alla Qualità urbana del Comune di Casalecchio di Reno - è sempre più uno strumento fondamentale per consentire investimenti che il pubblico oggi non sarebbe in grado di sostenere autonomamente. Sono lieto ci sia stata una realtà economica privata, in questo caso Manutencoop Facility Management, che abbia colto con noi questa sfida. Con questo progetto, abbiamo voluto dare una risposta a 360° gradi al tema energetico, inserendo in un unico contratto sia la parte termica, sia l'illuminazione pubblica. Questo ci permetterà di ottenere un considerevole miglioramento dal punto di vista ambientale, in termini di minori emissioni inquinanti, mentre sul piano economico, conseguiremo un forte risparmio nel pagamento delle utenze realizzando allo stesso tempo una significativa riqualificazione del nostro patrimonio. Al termine di questo complesso di interventi, l'obiettivo è quindi di avere una Casalecchio meglio illuminata - con un riflesso importante sulla qualità del vivere la città e i suoi spazi pubblici - ed edifici pubblici, in particolare le nostre scuole, più accoglienti e confortevoli per chi frequenta quotidianamente questi ambienti. Ringrazio gli uffici tecnici e la nostra società Adopera per il lavoro svolto nel raggiungimento di questo importante risultato".

"Siamo particolarmente orgogliosi di questo progetto e di questo contratto che è frutto – ha spiegato Fabio Piancastelli, Direttore Operations Emilia-Romagna di Manutencoop Facility Managementnon solo delle competenze tecniche di Manutencoop ma, soprattutto, della lungimiranza degli Amministratori e dei tecnici del Comune di Casalecchio che hanno saputo sperimentare e credere in questa formula di partnership pubblico–privata. Crediamo che il PPP, ovvero il partenariato pubblico-privato, rappresenti un'ottima soluzione per consentire alle Pubbliche Amministrazioni, sempre più a corto di risorse finanziarie dirette, di realizzare comunque importanti investimenti a beneficio della collettività. Da parte nostra ci sarà ora il massimo impegno per rispondere nel migliore dei modi alle aspettative di efficienza del Comune e dei cittadini tutti".

Manutencoop Facility Management S.p.A.
Il Gruppo Manutencoop Facility Management S.p.A. ("MFM") è il principale operatore italiano e uno dei principali player a livello europeo del settore dell'Integrated Facility Management, ovvero l'erogazione e la gestione di servizi integrati rivolti agli immobili, al territorio e a supporto dell'attività sanitaria. 
In particolare, i servizi forniti dal Gruppo MFM si suddividono in due principali aree di attività: 
1. Integrated Facility Management - servizi di gestione e manutenzione di immobili (igiene ambientale, servizi tecnico - manutentivi, cura del verde, servizi logistici, servizi ausiliari, gestione calore, illuminazione, gestione documentale, impianti antincendio e di videosorveglianza) erogati anche attraverso società specializzate; 
2. Laundering & Sterilization - servizi di "lavanolo" e sterilizzazione di biancheria e strumentario chirurgico a supporto dell'attività sanitaria erogati attraverso la società controllata Servizi Ospedalieri S.p.A.. MFM ha sede direzionale a Zola Predosa (Bologna), sedi distribuite su tutto il territorio nazionale e conta oltre 16.000 dipendenti in tutta Italia.


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